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Sara Frigani insegna alla Casa dei Bambini Montessori di Mary Poppins, a Carpi. La chiacchierata parte sempre anche in questo caso dal ricordo di come la scuola affrontò la prima chiusura imposta per Coronavirus.

“Per la verità, proprio in queste settimane (ndr. marzo 2021) stiamo vivendo una situazione simile. Le scuole dell’infanzia e i nidi sono chiusi, purtroppo siamo in zona rossa. Tornando a dodici mesi fa, all'inizio abbiamo cercato di mantenere con le famiglie fin da subito un rapporto e un collegamento per non abbandonarle completamente a un forzato confinamento casalingo. Abbiamo proposto, direi con delicatezza, senza voler invadere troppo i loro spazi, momenti di incontro online con i bambini."

Fin da subito?

"Con i bambini ci abbiamo messo un po', anche per favorire una riflessione del gruppo di lavoro allargato 'nido-scuola', però da subito abbiamo iniziato a proporre dei collegamenti unidirezionali. Dopo neanche quindici giorni dalla chiusura, eravamo noi a inviare ai bambini dei messaggi, attraverso l'intermediazione dei rappresentanti di sezione. Per esempio abbiamo proposto fiabe e storie raccontate da noi, attività di cucina, attività creative per piccoli lavoretti. In sostanza l'insegnante si filmava mentre svolgeva il lavoro e questi filmati venivano inviati alle famiglie. Questo rispetto alla fascia d’età dai 3 ai 6 anni."

Con i più piccoli?

“Con i piccolini del nido ci siamo limitati a delle letture. Con alcune sezioni abbiamo creato una sorta di scambio dove noi inviavamo le letture e loro ci inviavano dei momenti di vita filmati nelle loro case. Uno scambio che poi ci ha portato al desiderio di incontrarci in uno spazio dedicato online. Con i piccolini abbiamo continuato a editare perché naturalmente non sono in grado di rimanere davanti a uno schermo per più tempo. Con i più grandini della scuola dell'infanzia, invece, abbiamo formato dei piccoli gruppi di lavoro, suddivisi per età. Premetto che le nostre sezioni sono tutte miste, nel senso che vanno dai 3 ai 5 anni insieme. Idem il nido che va dai 10 ai 36 mesi. Abbiamo creato gruppi con attività di psicomotricità, in sostanza giochi, e con i bambini di 5 anni, anche attività un po' più strutturate di preparazione al passaggio alla scuola primaria. Per esempio giochi di matematica e di italiano. E ancora momenti di scambio con gruppetti ancor più ridotti di bambini (4-5 alla volta) in cui loro stessi, i bimbi, si raccontavano. Il bambino raccontava un po' di sé e poteva condividere quello che stava facendo a casa con gli altri compagni, con la mediazione dell'insegnante.”

Nel frattempo, che effetto faceva vedere la scuola vuota?

“Una tristezza infinita. Per quanto riguarda il nido, la chiusura ha coinciso con il periodo di open day, di presentazione alle famiglie. Ci siamo ritrovati a dover presentare in una modalità strana, con l'utilizzo della telecamera, costruendo una sorta di open day virtuale da condividere sui canali social. Non nascondo il senso di vuoto che trasmetteva filmare la scuola senza i bambini. Una situazione che in realtà ci ha riportato con la memoria all'anno del terremoto, al 2012. Anche in quel frangente, in quattro e quattr'otto, dovemmo abbandonare tutto e rimanere chiusi a lungo. Trascorsi non poi così lontani.”

I genitori come hanno reagito al lockdown?

“Per molti è stata un'esperienza molto forte. In tanto si ritrovavano a casa a lavorare in smart working e questo essere a casa, non disponibili, ha creato una sorta di sofferenza. Si sono dovuti reinventare a livello di utilizzo degli spazi della casa. Non tutti avevano la fortuna di disporre di un giardino, di proprietà o condominiale. Il bambino era sempre presente a casa, anche durante l'orario di lavoro. Ovviamente richiedeva cura, attenzione. Non nascondiamocelo, moltissime famiglie hanno utilizzato molto canali un po' impropri, tipo un ricorso smodato a televisione, tablet, videogiochi.”

I bambini hanno sofferto? Si sentivano soli?

“Molti di loro sono rientrati il 15 giugno, quando abbiamo riaperto il centro estivo. Sì, abbiamo notato subito una grande sete di utilizzo dei materiali, di tutto quello che potevano avere a disposizione. In più non abbiamo quasi mai riscontrato, come altre volte, i tipici problemi del distacco del mattino. I bambini, anche inconsciamente, avevano bisogno di tornare a giocare fra loro e di tornare alla normalità.”

I centri estivi, con le regole di distanziamento, hanno funzionato?

“Premetto che il nostro centro estivo è ampio, non si limita solo alla fascia dell'infanzia, ma sconfina nelle primarie e nelle medie. Avevamo un gruppo molto eterogeneo di bambini. Le nuove disposizioni erano quelle di creare gruppi molto ridotti e il più possibile omogenei. I bimbi della scuola dell'infanzia sono stati suddivisi in gruppi di cinque. Per loro è stata un’esperienza diversa rispetto a quella degli altri anni. Abbiamo la fortuna di disporre di un giardino molto ampio all'interno della scuola. Dovevamo creare delle bolle senza scambio fra i gruppi, una sorta di suddivisione della zona verde. Inizialmente eravamo molto preoccupati, ma i bambini hanno gestito la cosa con molta correttezza e naturalezza, sono stati rispettosi delle regole.”

Quali le ripercussioni sui bambini per il lungo periodo di mancata socializzazione?

“A livello di prima infanzia non penso di notare ripercussioni molto forti. Per questi bambini, anche i più piccoli, il lungo periodo di lockdown è stata anche un'occasione per stare di più in famiglia, beneficiando di bisogni primari di relazione. Altro discorso per i bambini della primaria e delle medie. Qui la lacuna è molto più grande, e questo ulteriore isolamento che stiamo vivendo adesso avrà una grossa ricaduta. Se anche la didattica in parte è stata recuperata, comunque i ragazzi hanno perso occasioni di socializzazione, di rapporti umani.”

Rispetto alle tecnologie digitali, qual è la sua impressione?

“Per il metodo Montessori la tecnologia va utilizzata, ma con misura. Invece abbiamo assistito a un ricorso smodato di questi mezzi, a discapito dell'utilizzo della manualità e di uno sviluppo più fisico dell’apprendimento del bambino.”

Capofila del progetto

ACEG - Istituto Sacro Cuore
C.so M. Fanti, 89
41012 Carpi (Modena)
Tel: 059.688124
Mail: sacrocuorecarpi@tiscali.it
CF 81000250365

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